Monsignor Vittorio era seduto presso la propria scrivania, intento a leggere un dispaccio giunto da Roma, allorché sentì bussare alla porta. Sobbalzando, replicò:
Entrate pure!
La porta si aprì e fece il proprio ingresso un milite Episcopale, il quale, su invito dell'Arcivescovo stesso, prese a parlare:
C'è Edmondo Dantes de' Montemayor, Vostra Eccellenza, il quale desidera dialogare con voi.
Il Prelato rifletté qualche breve istante e poi, levatosi, si avviò verso la porta, dicendo, nell'agire, tali proposizioni:
Eccellente figliuolo. E' una visita che, devo dire, non mi sorprende, visto il periodo. Pertanto, onde risparmiare tempo, andrò io stesso ad accoglierlo. Voi venite meco.
Giunto davanti al portone che si frapponeva tra il Palazzo Episcopale ed il mondo esterno, l'Arcivescovo spalancò i battenti e, rivolgendosi all'uomo in arme che stava ritto in piedi, composto e marziale, nonostante le condizioni atmosferiche poco clementi, asserì:
Salve! Pax sit Vobiscum! Mi è stato riferito che anelate a discorrere con me. Ebbene, sono venuto di persona ad accogliervi, affinché non si perda tempo. Entrate e seguitemi. Preferite discutere in un luogo privato oppure in una stanza accessibile anche agli altri?